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Scoliosi: definizione e cura
La scoliosi è una deformazione spaziale della colonna vertebrale. Dal punto di vista biomeccanico la curva scoliotica è sempre stata considerata un’entità geometrica a sviluppo ed evidenza frontale.
Si presenta nel complesso come una deviazione grave e permanente, quasi sempre benigna, antiestetica e spesso causa di deformità con possibile compromissione della qualità della vita.
Lo stesso Ippocrate per primo definì scoliosi la deviazione della colonna vertebrale sul piano frontale. Esistono però altre componenti che si sommano alla deviazione frontale e che rendono la curva scoliotica estremamente complessa:
- deformazione frontale: inclinazione laterale;
- deformazione sagittale: lordosi o cifosi;
- deformazione orizzontale: rotazione che si attua nel piano assiale e torsione che si attua nello spazio.
La scoliosi si presenta nel complesso come una deviazione grave e permanente, quasi sempre benigna, antiestetica e che a causa delle deformità che ne derivano, può compromette la qualità della vita. Nei casi più gravi possono essere compromesse le funzioni cardiocircolatorie e quindi questa deformazione porta a conseguenze molto gravi, talvolta anche alla morte.
Cause e classificazione
Le scoliosi si differenziano innanzitutto in base alle cause correlate:
- scoliosi congenite, dovute a neuropatie dovute a malattie o anomalie del sistema nervoso (es. poliomielite), miopatie dovute a malattie o anomalie dei muscoli (es. distrofia muscolare progressiva), difetti dei corpi vertebrali (es. sinostosi, emispondilo), neurofibromatosi (es. malattia di Reklinghausen), mesenchimopatie (es. morbo di Marfan);
- scoliosi traumatiche, dovute principalmente a interventi chirurgici e fratture;
- scoliosi statiche o funzionali, dovute all’asimmetria del bacino o alla dismetria degli arti inferiori: in quest’ultima tipologia l’inflessione laterale del rachide non è accompagnata dalla rotazione delle vertebre, per cui riequilibrando il bacino con un rialzo sotto l’arto più corto, la curvatura scompare;
- scoliosi idiopatiche sono quelle di cui l’eziologia è ignota e rappresentano il 75-78% dei casi. Si verifica soprattutto nell’età giovanile in cui la colonna vertebrale è in crescita e viene quindi classificata in infantile, giovanile o adolescenziale. Statisticamente, dal 2 al 10% dei giovani è colpito da scoliosi, diffusa soprattutto tra le femmine, mentre in quella infantile non c’è prevalenza di sesso nella diffusione della scoliosi. Alcuni studi tendono a dimostrare che ci sia anche un fattore genetico che si verifica in modo tardivo.
Come possiamo notare, la scoliosi è un difetto multifattoriale che raramente è causato da un unico fattore; ci sono poi da considerare tutti gli aspetti sociali, ambientali e caratteriali che intervengono soprattutto a livello di squilibrio posturale.
Dagli studi si può delineare il quadro indicando come fattore principale l’incidenza genetica, che interessa il distretto neurologico ed è dovuto a un disturbo della maturazione, della propriocezione e della postura. Attivandosi questo primo fattore, ne deriva l’alterazione dell’equilibrio della stazione eretta e il conseguente squilibrio muscolare locale, con relativa deformazione tridimensionale del rachide con deformazione osseo-articolare. Tutto ciò causa le deformazioni biomeccaniche in senso sagittale, frontale e orizzontale, sottomesse alla crescita del rachide in questo caso viziata.
Sintomi e diagnosi
I sintomi variano da individuo a individuo, tuttavia i più comuni sono:
- spalle ad altezza differente (una scapola più prominente dell’altra);
- testa in posizione non direttamente centrale rispetto al bacino;
- bacino sbilanciato e anca sollevata e prominente;
- coste ad altezze differenti;
- fianchi irregolari;
- variazioni nel colore e nella consistenza della cute che ricopre la colonna vertebrale;
- inclinazione di tutto il corpo (e quindi della postura) verso un lato;
- prominenza delle coste quando ci si china.
E’ importante raccogliere informazioni dettagliate per inquadrare al meglio la situazione. L’esame obiettivo del rachide si conduce in posizione eretta (ortostatismo) e si valuta la presenza di almeno uno dei segni elencati. Per esempio posizionando un filo a piombo a livello dell’aisi della settima vertebra cervicale. In questo modo è possibile valutare il grado di compensazione tra tronco e pelvi.
Molto importante è la ricerca del gibbo: facendo flettere il soggetto in avanti con il tronco, risulta facile valutare l’incurvamento dei processi spinosi e soprattutto l’entità del gibbo costale.
Esistono molti test diagnostici della scoliosi; generalmente si usa una imaging della colonna vertebrale mediante radiografia, radiografia spinale, tomografia computerizzata o risonanza magnetica.
La curvatura del rachide viene misurata in gradi ed è ritenuta significativa e indice di scoliosi se superiore a 25-30°; quelle superiori ai 45-50° sono considerate gravi.
Le scoliosi molto gravi che richiedono un intervento chirurgico, rappresentano il 3% dei casi.
Evoluzione della scoliosi
Qualunque sia il tipo di scoliosi, nel caso in cui compaia in età giovanile si evolve aggravandosi parallelamente all’accrescimento del rachide e si stabilizza quando la maturazione ossea è avvenuta.
Ma la fine dell’accrescimento dell’età adolescenziale non significa la fine dell’aggravamento per le scoliosi, soprattutto quelle che hanno raggiunto valori angolari più gravi. Particolarmente soggette ad aggravamento, anche durante l’età adulta, sono le scoliosi lombari oltre i 35° e quelle dorsali oltre i 60° perché col tempo si associano ad altre patologie come artrosi o discopatie degenerative: questo quadro genera altre conseguenze (sciatalgie, lombalgie, deformazioni della cassa toracica, problematiche a livello cardio-respiratorio) e può essere necessario intervenire chirurgicamente.
Trattamento
Lo scopo del trattamento è contrastare e bloccare l’evoluzione della curva scoliotica, svolgendo correzione e rieducazione verso un corretto atteggiamento posturale.
L’azione terapeutica presuppone sempre l’analisi dei valori indicatori (quelli angolari della curva, i valori angolari bassi, altezza del gibbo ecc) e delle componenti soggettive (età, condizioni ambientali, ecc). Ovviamente, una buona attività postulare, aiuta a migliorare la condizione dell’individuo.
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